Derivati: Cosa sono e come funzionano

I primi anni del Nuovo Millennio hanno visto la nascita dei derivati. Si tratta di strumenti finanziari la cui definizione è piuttosto complessa.

Il termine ‘derivato’ porta con se il significato di questo prodotto di matrice economico-finanziaria. Di fatto, si tratta di un valore che proviene (o deriva) da quello di un titolo o di un bene reale le cui variazioni influenzano inevitabilmente anche il suo derivato.

L’attività o l’evento che determinano la formazione del derivato vengono comunemente definiti ‘sottostanti’.

Qual è la funzione dei derivati?

Questi complessi strumenti finanziari hanno lo scopo di assolvere a diverse funzioni. I derivati possono avere una finalità di copertura, in tal caso il loro compito è quello di ridurre il rischio finanziario di una portafoglio già esistente.

Allo stesso tempo i derivati possono svolgere una funzione meramente speculativa, ossia finalizzata ad esporre volontariamente e con consapevolezza il proprio capitale ad un alto rischio con lo scopo di ricavarne un considerevole profitto.

Tuttavia, è possibile ottenere un guadagno sfruttando questo strumento finanziario anche attraverso transizioni combinate che coinvolgono sia i derivati che i sottostanti.

Un’altra importante funzione è quella di arbitraggio, con la quale si utilizzano i derivati come mezzo volto ad individuare la presenza di eventuali differenze di valori.

Quanto vale un derivato?

Quando si parla di valore di un derivato ci si riferisce ad un elemento difficile da individuare, dal momento che non è possibile definirlo se non mettendo in relazione questo strumento finanziario con il titolo o il bene reale da cui esso proviene.

In effetti la stima di un derivato, in quanto tale, subisce l’influenza delle variazioni del valore del suo sottostante. Gli andamenti di quest’ultimo, infatti, creano alterazioni che vengono poi trasmesse ai suoi derivati.

In ogni caso, il valore di questo strumento finanziario viene definito da un funzione matematica.

Principali caratteristiche di un derivato

Il derivato si caratterizza per essere uno strumento finanziario che, pur non avendo alcun rapporto diretto con il titolo o il bene reale da cui ha avuto origine, può essere acquistato da molte persone sui mercati.

Quando un soggetto decide di comprare un derivato è come se stesse facendo una scommessa, per questo motivo non c’è alcuna relazione economica tra l’investimento messo a segno dallo scommettitore e il sottostante da cui proviene lo strumento da lui acquistato.
Per tale motivo un derivato può essere acquistato da un numero illimitato di soggetti. Il valore di questo strumento finanziario è comunque collegato al titolo o al bene reale da cui è stato generato, perciò chi acquista un derivato sta in realtà scommettendo sul rischio di solvibilità di un altro soggetto.

Per comprendere meglio questo concetto tanto complesso, facciamo un esempio.

Quando un investitore decide di acquistare un derivato il cui bene sottostante è un debito che un soggetto deve rimborsare, in realtà sta scommettendo sulla capacità di quest’ultimo di essere in grado di restituire la somma di denaro ricevuta in prestito. Pertanto, se il debitore non dovesse onorare l’accordo, l’investitore che ha acquistato il derivato subisce l’effetto leva, che provoca un considerevole incremento del rischio finanziario che, a sua volta, assume una portata sistemica.

Per comprendere il concetto di “portata sistemica” è utile portare ad esempio quanto accaduto a cavallo tra i 2007 e il 2008, con lo scoppio della famosa “bolla finanziaria”. Di fatto, in quel caso, con l’utilizzo e l’acquisto dei derivati è avvenuto uno scarico di responsabilità che ha coinvolto le imprese e gli enti pubblici, quindi l’intera comunità.

I derivati swap

Esistono alcuni derivati che sono stati definiti swap, essi si caratterizzano per essere generati da un accordo stipulato tra due parti (banche e imprese/enti pubblici) che svolgono l’importante funzione di copertura dei rischi legati al mercato.

In sostanza, gli swap sono degli scambi di flussi di cassa o di pagamenti, che devono avvenire a date prestabilite nell’accordo. I pagamenti, che possono avvenire con la stessa moneta o con monete diverse e sono strettamente collegati alle alterazioni che il mercato provoca nel valore di un sottostante.
Gli swap sono dei veri e propri contratti che, tuttavia, non possono essere negoziati sui mercati riconosciuti ma solo over-the counter (OTC).

Dal momento che si tratta di strumenti finanziari che hanno origine da un diverso titolo o da uno specifico bene reale, gli swap possono essere classificati in diversi gruppi in base alle loro caratteristiche principali:

  • gli Interest rate swap, si tratta di accordi tra due parti che acconsentono allo scambio di pagamenti periodici di interessi. Il cosiddetto capitale nozionale di riferimento è la base imponibile sulla quale avviene il calcolo dell’aliquota di interessi da versare.
    Questo tipo di contratto prevede due flussi di pagamento che si caratterizzano per essere uno a tasso variabile e l’altro a tasso fisso. Gli interessi variabili vengono stabiliti al momento della sottoscrizione del contratto e sono in grado di definire il livello di rischio dell’investimento. In effetti, se alla chiusura dell’accordo, il tasso reale è superiore a quello calcolato in quel momento, allora si è in presenza di un guadagno/profitto, che si traduce in una perdita per la controparte che era obbligata a versare il tasso fisso;
  • il Currency swap, si tratta di un contratto in cui gli interessi (generalmente a tasso variabile) e il capitale che devono essere versati sono espressi in due valute differenti;
  • l’Asset swap, invece, è un accordo scritto in cui due parti si impegnano a scambiarsi pagamenti con periodicità. In questo tipo di swap, uno dei due soggetto è titolare di un’obbligazione e corrisponde gli interessi che maturano alla contro-parte che, a sua volta, versa un tasso di diversa natura (variabile/fisso);
  • i Credit Default swap, infine, è un contratto che svolge la funzione di copertura. In sostanza un soggetto, detto protection buyer, effettua versamenti di denaro periodici nei confronti di un altro soggetto, detto protection seller . Il buyer sottoscrive questo accordo per proteggersi da rischio di credito relativo ad un bene sottostante che può essere costituito da un emissione, un emittente o un intera selezione di strumenti finanziari.

I derivati: cosa sono le opzioni?

Quando si parla di derivati come strumenti finanziari non si può non fare riferimento alle opzioni. Sono anche questi degli accordi scritti che hanno la funzione di attribuire un diritto ad un soggetto (non l’obbligo), di effettuare un’operazione di acquisto o vendita di un titolo, uno strumento finanziario o un bene reale. Nel contratto viene stabilito il prezzo di “call” o “put” e la data entro cui deve essere concluso l’opzione.

In tal caso, il sottostante deve necessariamente essere un bene riconosciuto sui mercati ufficiali e l’opzione viene applicata alle sue quotazioni reali. Il bene in questione può essere un attività di carattere finanziario, una prodotto che viene commercializzato (cereali, metalli, petrolio, etc.) oppure un episodio di varia natura.

Qualora il soggetto che tramite l’accordo scritto è stato investito dal diritto di acquistare o vendere il sottostante, decidesse di esercitare tale titolo il suo guadagno dipenderebbe dal cosiddetto prezzo spot, ossia il prezzo corrente che caratterizza il bene sottostante al momento dell’opzione di acquisto o vendita.

In particolare, se si decide di esercitare il diritto di opzione con una call, il profitto è dato dalla differenza tra prezzo spot e prezzo di esercizio. Se, invece, si sceglie l’opzione di put il guadagno di questa operazione risiede nella differenza tra il prezzo di esercizio e il prezzo spot.

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