Crollo della Lira Turca: Conseguenze per le banche italiane esposte, soprattutto per Unicredit
Il crollo della lira turca in questo mese di agosto ha destabilizzato i mercati, la situazione è diventata molto gravosa interessando il sistema mondiale e di conseguenza anche le banche europee, compresa Unicredit particolarmente esposta alla Turchia.
Il deprezzamento della moneta potrebbe avere pesanti ripercussioni anche in Italia, in particolare come annunciato su Unicredit, insieme a Banco Bilbao e BNP Paribas che sarebbero le tre maggiori in difficoltà per il tonfo della valuta di Ankara. Un allarme ha destabilizzato tutto il vecchio Continente.
Situazione turca, dalla stabilità al declino internazionale
La preoccupazione è molto alta anche dal punto di vista geopolitico viste le tensione con gli USA e le discussione con l’Europa per i forti interessi contrastanti. In particolare si parla di immigrazione, in Turchia vi sono attualmente tre milioni di rifugiati.
Inoltre per l’eurozona un danno economico ulteriore potrebbe essere dato dal fatto che i 19 membri dell’euro sono esportatori per un valore di 60 miliardi all’anno. Se Ankara perdesse potere di acquisto, anche l’Europa perderebbe la sua crescita.
Il declino intanto avanza velocemente, il debito mondiale aumenta ed è a un valore stimato di 247miliardi di dollari su un modello sbagliato che non fa altro che aumentare i debiti per produrre in un circolo vizioso che non riesce a portare all’auto finanziamento sostenibile.
Paesi come Argentina, Brasile, Sudafrica e Turchia sono quelli che prima o dopo avranno un crollo a causa dei loro ingenti debiti poiché non potranno restituire le cifre di cui hanno beneficiato e, crollando, porteranno volendo o no i paesi coinvolti con loro. Non è la prima volta che la Turchia affronta una crisi finanziaria, ricordiamo il 1994 e il 2001 ma questa sembra essere veramente seria.
In passato l’economia forte e la liberalizzazione dei conti capitale hanno aiutato a ristabilire un quadro di normalità, poi l’abbassamento dei salari, le esportazioni e i prestiti a breve termine hanno creato un vortice che ha portato fino ad oggi dove ci si trova in uno stato di pressione e terrore globale per quello che potrebbe accadere non solo al paese ma a tutti gli altri coinvolti.
Turchia in piena crisi economica: cosa potrebbe accadere in futuro
La situazione della Turchia è molto delicata e questa potrebbe cadere letteralmente, ci sono 180 miliardi di dollari di debiti che dovrebbero essere ripagati tra la fine dell’anno e luglio 2023, si tratta di una cifra enorme un quarto del PIL annuo del paese.
La crisi che c’è stata non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Tutto questo è stata la diretta conseguenza della politica restrittiva e per i turchi ora sanare questi debiti è impensabile visto il valore del dollaro.
Si è delineata una crisi diplomatica vera e propria tra la Turchia e gli Stati Uniti dopo i passi del Presidente Americano, dal canto suo Recep Tayyip Erdoğan ha parlato di “guerra economica” visto il trattamento subito. I primi ad essere significativamente colpiti dall’accaduto sono stati il rand sudafricano e il peso argentino, poi il rublo russo e infine tutta l’Europa, l’euro ha perso l’1.2%.
È bene notare che il 40% del patrimonio bancario turco è costituito da titoli esteri che in sostanza devono essere compensati e ripagate in monete del paese esercente, in questa compensazione la lira turca vale sempre meno quindi è come se nel tempo i debiti fossero cresciuti a dismisura. Unicredit possiede il 40.9% di Yapi Kredi la quarta banca privata del paese.
Nonostante la crisi preannunciata il Presidente Turco non ha voluto alzare i tassi di interesse (che sono lo strumento diretto per una banca di aumentare il valore del denaro e limitarne la circolazione) e ha invitato gli abitanti a difendere la valuta locale.
Adesso molto dipenderà proprio dalla sua strategia seguente, potrebbe chiedere un aiuto al Fondo Monetario Internazionale ma questo vorrebbe dire chiedere aiuto all’Occidente il che potrebbe essere un punto non proprio ideale.
Erdoğan ha molto controllo dal momento che sceglie personalmente il capo della banca centrale. Secondo gli specialisti di settore l’unica via plausibile sarebbe l’innalzamento immediato dei tassi si interesse, il ricongiungimento agli Stati Uniti e la nomina di soggetti di fiducia per invogliare gli investitori.
Il Presidente però ormai è al potere da 15 anni il che significa che ha letteralmente accentrato tutto il potere economico e ormai tornare indietro potrebbe essere molto difficile.
Crollo della lira turca: le conseguenze per le banche Europee
Gli istituti europei sono molto esposti alla lira turca di Erdogan, le banche spagnole per un valore di 83.3 miliardi, quelle francesi per un valore di 38.4 miliardi di dollari e le banche italiane per un valore di 17 miliardi di dollari.
Tutte le banche europee accuseranno il contraccolpo in borsa e nello specifico vista la delicata situazione di Unicredit e la sua perdita si avranno ripercussioni su tutta l’economia con un deflusso dei capitali dai mercati emergenti. La crisi no farà altro che minacciare i tassi di crescita già delicati, creando un deficit complesso e aggravando quella che è una vera e propria guerra commerciale.
L’instabilità finanziaria però non è frenabile, essendo la conseguenza diretta dell’innalzamento dei dazi su acciaio e alluminio imposti da Donald Trump che ha raddoppiato la posta. La lira turca è ai minimi storici e la situazione è altamente delicata per tutti.
Banche italiane coinvolte: la preoccupazione per Unicredit
La preoccupazione per Unicredit però è molto forte. Perché? Questo istituto ha prestato grosse somme alla Turchia e alle banche che avevano bisogno di liquidità per i loro creditori, investitori, risparmiatori.
Adesso il crollo della lira turca potrebbe avere ripercussioni sulla situazione economica di Unicredit che dovrà fronteggiare certamente un dissesto economico per uscirne.
Con la svalutazione della moneta il paese si trova di fronte ad un debito superiore a quello pattuito, una crisi economica profonda che potrebbe portare la Turchia stessa a non saldare i propri debiti e quindi Unicredit potrebbe trovarsi con un buco di tutto rispetto.
Questo crea un circolo vizioso che coinvolge non solo Unicredit poiché è ovvio che laddove vi siano dei problemi economici anche per la banca di fronte ad una perdita di capitale, questa non potrà far fronte ai prestiti ricevuti a sua volta, gli interessi dei finanziamenti si innalzeranno e quindi i prezzi saliranno e i consumi scenderanno causando una ulteriore perdita economica.
Crollo della Lira Turca: anticipazioni 2023
Nel complesso Unicredit è la banca europea più vulnerabile ma la situazione è complessa per tutti a causa della vulnerabilità e volatilità del mercato.
La pressione economica potrebbe avere come diretta conseguenza anche un impatto sui partner commerciali italiani che è un diretto esportatore del paese, ovviamente adesso è presto per capirne l’andamento diretto ma l’Italia in particolare deve porre attenzione e puntare su mercati differenti più sicuri.
La preoccupazione è anche dal punto di vista geopolitico viste le tensione con gli USA e le discussione con l’Europa per i forti interessi contrastanti. In particolare si parla di immigrazione, in Turchia vi sono attualmente tre milioni di rifugiati.
Inoltre per l’eurozona un danno economico ulteriore potrebbe essere dato dal fatto che i 19 membri dell’euro sono esportatori per un valore di 60 miliardi all’anno. Se Ankara perdesse potere di acquisto, anche l’Europa perderebbe la sua crescita.
Se la situazione dovesse peggiorare infatti ci ritroveremo tutti in una bolla enorme che potrebbe scoppiare da un momento all’altro.